Il Brasile nel cuore

Nella storia dell’Astichello un posto di rilievo è sicuramente riservato al viaggio che la Compagnia ha effettuato nell’aprile 2007 in Rio Grande do Sul, lo stato più meridionale del Brasile. In quelle terre vivono tutt’oggi milioni di discendenti degli emigranti veneti che alla fi ne dell’800 partirono per la Merica in cerca di fortuna. Tuttora il talian, un linguaggio in cui prevale il dialetto veneto, è la lingua più diffusa in quello stato. Alcuni approcci con associazioni del posto, intenzionate a intavolare contatti e a creare occasioni di incontro con realtà culturali del Veneto, consentirono di pianificare e di realizzare questa trasferta: con Vicentini Magnagati ci siamo esibiti, sempre con “tutto esaurito”, in otto splendidi teatri di quella che è chiamata Serra Gaucha ma, soprattutto, siamo venuti a contatto con comunità, con circoli, con persone che hanno lasciato il segno nel nostro cuore ed acceso sincere amicizie che si sono poi sempre più rinsaldate. Un momento toccante è stato in occasione dell’incontro con la Fameia dei Talenti, il gruppo teatrale che dieci anni prima aveva messo in scena un Mas’cio brasileiro. Senza preavviso, fummo portati in una sala della parrocchia di São Pedro, sulla collina sovrastante Caxias do Sul. Su un lato della grande stanza era allestita la classica cucina contadina d’antan, a tutti noi familiare: il tavolo, delle sedie impagliate, la credenza, il camino, il secchiaio sotto le scale che portano alle camere, il quadro con la Madonna da Monte, il Pojana, la foto dei nonni…. Entrò in scena “Catina”, gridando verso le camere: “Rina! Rina! Álsete… Dai, fa presto, che ancò gavémo on sàco de mestieri…”. Era il nostro Mas’cio. Inutile negare che fummo catturati fino alla fine da quell’atmosfera, dove andavamo a cercare le nostre parti, i nostri dettagli, in un lavoro che, per incanto, aveva azzerato tutte le distanze, tutte le differenze. Alla fine ci abbracciammo tutti in un clima di commozione e istintivamente tutti pensammo a Danilo: “Chissà cosa direbbe se fosse qui!” “Ah, se fosse qui Danilo!”. Sbagliavamo, perché Danilo era lì con noi, e si divertiva come un matto.